Suor Maria Laura Mainetti “Io sono una tartanöla”

Veduta da Val Lunga  -
Veduta dalla Val Lunga – Tartano (So)

Suor Maria Laura Mainetti parlando di sé diceva di essere una “tartanöla”, cioè di Tartano, un piccolo comune della bassa Valtellina le cui circa 40 contrade si estendono per oltre 20 km dai 900 ai 1500 mt di altitudine. I suoi genitori sono nati in Vallunga, la mamma Gusmeroli Marcellina, classe 1908, al Dosso dei Principi e il papà Mainetti Stefano, classe 1904, ai Rondelli, dove vissero per 5 anni dopo il matrimonio avvenuto il 31 maggio 1926 nella chiesa san Barnaba di Tartano. L’anno dopo nacque Romilda, la prima di una lunga serie. Figli di contadini vivevano con poche bestie. La vita lassù era molto dura, per cui decisero di scendere verso la pianura. Nel 1931 vendettero ogni loro avere e comperarono a Colico un piccolo apprezzamento ove costruirono una casetta. Nella stalla che fu di papà Stefano in località Cesura (Arale), c’è una grossa pietra dove è scolpito il saluto dello zio Camillo Gusmeroli, fratello della mamma, al cognato che lasciava Tartano: “G+Camillo fu Amedeo saluta M.S. 1931 – IX” (IX anno fascista). Erano della Val Tartano anche i nonni Bulanti Maria-Gusmeroli Amedeo e Bianchini Giuseppina-Mainetti Giovanni e tutti i suoi parenti provenienti da famiglie numerose. Il 20 agosto 1939 a Colico, nella frazione Villatico, nacque Teresina e dopo due giorni ricevette il Battesimo (il padrino fu lo zio Camillo), poi la morte improvvisa della madre dopo 12 giorni. La piccola fu allevata per i primi tempi con mezzi di fortuna ma poi fu necessario portarla a Tartano. Fu affidata alla nonna materna Bulanti Maria, che con il cuore trafitto ma pieno di speranza, venne a Colico e intraprese il viaggio di ritorno con la nipotina. Ad aspettarla alla stazione di Talamona vi era la zia Cesarina e due bambine entrambe di nome Maria di 10 e 12 anni (che allora abitavano nelle contrade Dosso dei Principi e Pila), con le quali affrontò gli ultimi 20 km a piedi fino alla contrada Arale a mt.1500 di altitudine, poiché Tartano non era collegato al fondovalle da una strada carrabile (arrivò solo negli anni ’60). Nell’occasione Teresina fu trasportata in un gerlo. L’episodio viene raccontato ancora oggi da alcuni parenti e da una delle due bambine, Bulanti Maria di Talamona. Teresina rimase a Tartano fino all’età di 8 mesi e visse nelle contrade Arale e Dosso dei Principi con la nonna e gli zii Celso, Camillo e Cesarina e nella contrada Valle con la zia Felicita, sorella della madre. Poi nel maggio 1940 dopo che papà Stefano si risposò, poté tornare a casa. Nelle stagioni estive vi ritornava quando poteva per stare con i vari parenti, anche quelli paterni dello zio Giacomo che abitavano ai Rondelli. La cugina Maria Bulanti di Teglio, figlia della zia Felicita, la ricorda con abito nero prima che si facesse suora nei prati della contrada Valle mentre studiava per i suoi esami. Anche dopo la sua consacrazione tornava ben volentieri a visitare amici e parenti sparsi non solo in Vallunga ma anche in altre contrade, dai Barbera alla Fraccia e fino al Cantone dove veniva con il fratello Amedeo. La si ricorda spesso presente alla funzione religiosa nel giorno della festa della Madonna del Carmine, periodo in cui Tartano si ripopola di oriundi nelle seconde case per le vacanze estive. Condivideva le sue origini con quattro consorelle Figlie della Croce, suor Costanza Gusmeroli, suor Emilia Gusmeroli, suor Maria Silvia Gusmeroli e suor Angela Dionisia Fognini e con tanti altri religiosi nativi di Tartano tra cui le zie suore, Enrichetta Mainetti e Clelia Mainetti emigrate negli Stati Uniti e lo zio prete al quale era particolarmente legata, padre Enrico Mainetti (betharramita), fratelli di papà Stefano.  La frase “io sono una “tartanöla” che spesso ripeteva suor Laura alle sue consorelle aveva un significato più ampio, deriva anche dal contesto di fede e di religiosità della Val Tartano a cui si sentiva legata, una terra che ha fornito un numero straordinario di preti e di suore. La religiosità popolare si manifestava nelle abitudini di ogni famiglia con la Messa quotidiana al mattino presto, la preghiera dell’Angelus che interrompeva ogni attività tre volte al giorno e quella serale del Rosario. Una religiosità che ha alimentato l’educazione ricevuta da Teresina e che certamente ha favorito la sua vocazione.