QUOTA: 1445 m. s.l.m.
La contrada, abitata stabilmente fino agli anni ’60 del secolo scorso, nella sua struttura attuale e come le altre in Val Tartano, risale ai secoli XV-XVI. Da un documento del 1696 sono registrati quattro famiglie e trentacinque abitanti. Negli anni ’60 del secolo scorso, prima dell’esodo storico, erano tre le famiglie residenti. È anche denominata nella tradizione locale Dosso dei Principi Bulanti o Dei Turchi ed è composta da un compatto nucleo di abitazioni in muratura con, ai bordi, stalle-fienili; questi ultimi costruiti, come in uso in Val Tartano, con tecnica mista: in muratura le tre pareti della stalla a piano terra e in legno la facciata e il fienile soprastante a blokbau (modalità questa, sia per la larga diffusione in tutta la valle che per le tipologie adottate, del tutto originali nel e Alpi Orobie e in Valtellina), il tetto in piode selvatiche. La parte centrale della contrada è attraversata da un passaggio coperto della stessa tipologia della contrada Costo. In un’area staccata, poco sopra la contrada, è presente un altro nucleo abitativo composto da abitazioni e stalle-fienili, denominato Tégia , abitata in passato da una famiglia; vi compaiono recenti riconversioni abitative adibite a seconde case. Nel cuore della contrada, è possibile ammirare un ballatoio in legno di particolare pregio. All’est remo est della contrada, ben visibile dal fondovalle della Val Lunga, è presente una casa sulla cui facciata si trova un affresco risalente al 1874, che raffigura la Beata Vergine con Bambino, S. Michele Arcangelo e S. Antonio da Padova. Sotto di esso la scritta “Fermati o passeggier, umile inchina, salutando dal ciel alta regina – Ave Maria”. Anticamente era presente un forno, ora distrutto, la cui presenza è ricordata dagli anziani. Il modellarsi armonico della contrada attorno al dosso su cui sorge, l’uso dei materiali locali, la sapiente semplicità di soluzioni architettoniche che rispondono a esigenze abitative dì una civiltà contadina povera, un gusto innato per le proporzioni e il bello, umanizzano il paesaggio naturale arricchendolo di un esemplare equilibrio con l’ambiente. Si tratta di una delle contrade più rappresentative, in Val Lunga e in Val Tartano, di architettura rustica e memoria storica della passata Civiltà Alpina .
SUOR MARIA LAURA (TERESINA) A TARTANO
Fu la contrada della mamma di suor Maria Laura, Gusmerolì Marcellina (classe 1908) figlia di Gusmerolì Amedeo e Bulanti Maria. Qui visse fino a 18 anni e dopo il matrimonio con Mainetti Stefano avvenuto il 31 maggio 1926, andò ad abitare nella contrada Rondellì, per poi trasferirsi a Colico nel 1931. Moriva per una setticemia il 2 settembre 1939, dodici giorni dopo la nascita di Teresina. Fu necessario portare a Tartano la piccola neonata che fu affidata alla nonna materna Bulanti Maria, che stava in questa contrada con gli zii Celso, Camìllo e Cesarina. L’abitazione si trova all’interno della galleria, è quella che ha una scritta in ferro battuto G.A. sopra la porta (Gusmeroli Amedeo).
Dòss di Prinzép (Dosso Principi – Val Lunga), disegno ritrovato in vecchie pratiche (autore Francesco Corni su studio Arch. Benetti Dario) che rappresenta quello che di fatto è un cero e proprio “CASTELLO” in Val Tartano.
Elaborato in foto 3D la particolare conformazione che si adagia dolcemente sul versante del dosso.