QUOTA: 1397 m. s.l.m.
In posizione dominante. Costo è situata un centinaio di metri dritto sopra la contrada Pila. Il collegamento avviene per mezzo di un solo sentiero in lastre di pietra che prosegue verso i successivi nuclei abitati posti a mezza costa, sul ripido versante prativo della Val Lunga. La contrada. collegata al fondovalle da una piccola teleferica, è stata abitata stabilmente fino agli anni ’80 del secolo scorso e sembrerebbe risalire, nella struttura così come ci appare ora, al secolo XVI. Solo nel 1780 risulta però abitata da due famiglie e quindici abitanti. È composta da un esiguo numero di case e baite abbarbicate su un evidente e ripido dosso al riparo dalle valanghe e costruite sotto un unico grande tetto ricoperto da piode selvatiche (piödi). Le strutture abitative in muratura sono poste ad oriente e le stalle in pietra e legno, costruite con tecnica a blokbau, ad occidente. Si tratta di un esempio classico di dimora unitaria , che appare come un unico grande casolare, al cui interno vi è il passaggio comunale. Sul lato sud-ovest della frazione, quella che si affaccia sulla valle. si nota una piccola e aggraziata struttura architettonica in legno adibita a dimora, costruita in stile a blockbau e completata da un minuscolo ballatoio in legno. La pratica molto diffusa fino al XVIII secolo del blokbau è una peculiarità della Val Tartano. sia per la rarità della sua presenza soprattutto in Bassa Valtellina, che per le tipologie adottate, del tutto originali. Si ipotizza un influsso della popolazione Valser di origine germanica che non è però documentato o, nella memoria orale di “trentini” non meglio precisati). Rimane difficile oggigiorno rendersi pienamente conto di come vi si potesse svolgere l’esistenza nei secoli passati: estremamente faticosa in una montagna avara, scandita dalle stagioni, dagli eventi religiosi e da quelli familiari, in un equilibrio però con l’ambiente naturale che il mondo moderno ha perso e che aspira a riconquistare; la quotidianità della fatica fisica, un’alimentazione povera e essenziale, la preoccupazione per le malattie, accentuata dall’isolamento (quattro/cinque ore a piedi da Morbegno). Certo, tutto questo ma, sorretti da una robusta fede religiosa, l’attaccamento alla famiglia e un forte senso comunitario, oltre che da una naturale arguzia. Gli ultimi testimoni ne parlano quasi come non ci credessero più neppure loro, tanto la vita è cambiata. Però il segno lasciato, nell’ambiente e nella memoria collettiva, ci tocca ancora profondamente.